Di estrema attualità è il dibattito sulla “frattura” che il Covid ha portato nelle nostre vite, lasciandoci ogni giorno la brutta sensazione che difficilmente le cose torneranno come prima. Eppure la rottura imprevista in sé non è mai un fatto solo negativo, può anche aprire nuove possibilità. E’ quello che ci raccontano le “Torsioni” di Angelo Zilio, ciclo di opere dall’aspetto curiosamente scomposto, ricostituito, si direbbe, in una nuova affascinante identità. Un percorso che risale al primo decennio degli anni Duemila, frutto dell’incontro del giovane varesino con la cultura giapponese. Le “Torsioni” sono state realizzate al tornio, strumento prediletto da Angelo Zilio, integrando movimenti di una tecnica messa a punto dal Maestro Shōzō Michikawa, che Angelo ha avuto modo di conoscere nell’ambito di un workshop internazionale.

Laureato in Economia e Manager a Tokio nella sua prima vita, Shōzō Michikawa quaranta anni fa sceglie di fare il vasaio e si trasferisce a Seto, città del Giappone dove la ceramica è una tradizione da 1300 anni. L’incontro tra Shōzō e Angelo avviene quando anche Zilio, seguendo un suggerimento degli amici Giorgio e Gianni Robustelli della Fornace Ibis e dell’amico artista Silvio Monti, ha da poco deciso la svolta della sua vita: lasciare il suo lavoro di naturalista per dedicarsi interamente alla ceramica.

“Lavorare a contatto con il maestro giapponese, mi ha consentito di svincolarmi dalla convenzione del tornio”, racconta il ceramista varesino. Una vera e propria illuminazione, che parte dal presupposto di creare la forma esclusivamente dall’interno, lavorando al tornio un blocco squadrato di argilla segnato da tagli orizzontali e verticali: nello sviluppo si producono profonde spaccature e torsioni che saranno particolarmente esaltate da successivi cottura e smalti. Una forzatura dell’atto creativo imposta dalla mano dell’uomo, cui la materia accondiscende, restituendo forme e spazi non del tutto predeterminati. Anche in questo passaggio, nella contrapposizione fisica tra materia e mano che avviene al tornio, è la sapienza dell’ Uomo che determina il limite in cui ci si deve fermare prima che tutto si distrugga.
Così è anche nella vita:quando accade qualcosa che rompe gli schemi, si aprono strade nuove, c’è nuovo spazio. “In ogni vaso rotto c’è una possibilità”, chiosa Zilio, ricordando le origini di quella intuizione che ha radicalmente cambiato da lì in avanti il suo percorso creativo.

Dominata la tecnica, compreso il significato profondo, lo sguardo dell’Artista si volge altrove. La riflessione di Zilio si sposta dalla creazione di vasi in cui emerge spazio attraverso le fratture, a vasi in cui il focus è la narrazione temporale (anche se sono nati al tornio, la definizione di vasi non è riferita alla definizione di contenitore). Nuove forme si svolgono e si riavvolgono su sè stesse a raccontare il cambiamento, che non è mai definitivo: si può procedere verso nuove forme oppure tornare indietro. Siamo consapevoli che c’è un punto di non ritorno, nulla sarà come prima. Ma la scelta è sempre nelle nostre mani.
Carla Tocchetti