In un piccolo edificio alle porte di Pavia, tra filari di pioppi e campi coltivati, in un silenzio rotto solo dall’abbaiare dei cani di passaggio, si trova lo spazio di due piani che ospita le sperimentazioni di Alessandra Angelini. L’Artista ha concepito il suo buen retiro come un tempio dedicato alla Progettualità. L’ ambiente ci accoglie bersagliandoci all’arrivo con lampi di colore; opere appena realizzate e sperimentazioni in progress ci rimbalzano dalle pareti, fluttuano dal soffitto, spuntano dai tavoli di lavoro – attraendoci con cromie e textures inusitate, invitandoci a comprenderne la intrinseca genialità.

Per Alessandra Angelini, parmense di origine ma cittadina dell’Arte internazionale, tutti gli aspetti del processo creativo e produttivo possono anzi debbono essere innovati. Più che di forza espressiva, si dovrebbe quindi parlare di forza sperimentatrice, interattiva, che affronta il supporto con precisa determinazione di rottura e ricerca di nuove luminosità. Non solo carte colorate, carte cotone, carte di riso o cartoni pregiati, ma anche lamine di legno, bioplastiche, acetati, plexiglas: Alessandra lavora tutto ciò che può accogliere forma e inchiostro, restituendoli elevati a potenza espressiva. A partire da matrici in legno cesellate a mano, Alessandra lavora a componenti aggiuntivi tratti dal mondo naturale come paglie, reti, foglie, progetta nuovi standard di formati e proporzioni.

Uno storico torchio domina il focus del lavoro di Alessandra, ma di tradizionale vi è rimasto solo il lento premere del rullo cilindrico sul supporto. Quando l’opera è creata, a volte interviene la parola a integrare la suggestione (come nei Libri d’Artista), proponendo una opportunità espressiva differente dai quadri materici, dalle installazioni monumentali, destinate ad arricchire la serie delle prestigiose esposizioni effettuate negli Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Africa del Sud, Polonia, Svizzera e altri paesi.

Le sperimentazioni su carta cercano una superficie oltre la bidimensionalità, sfruttando la meccanica xilografica per raggiungere il limite di una tensione, portata all’estremo, che regala forme affascinanti e inaspettate. In dialogo con l’evolvere dei vuoti e dei pieni, a volte imperscrutabili, l’artista accoglie il risultato esaltandone tratti e profondità con sapiente uso di nuove inchiostrature, o passaggi a china o pennello, paste materiche, gommalacca, applicazioni metalliche in foglia di varie coloriture.

Altre volte è invece la luce a essere oggetto sperimentale. Come nel plexiglas serigrafato e poi termoformato con mano veloce dall’Artista, nell’arco di qualche minuto, il tempo necessario a conferirgli i colpi di luce del colore e del metallo. Altre volte Angelini insegue la luminosità attraverso l’occhio fotografico… combinando acquarello, scatto, elaborazione al computer, riportando la manualità del gesto all’interno del processo tecnologico.
La narrazione ci affascina, dandoci conferma della geniale unicità che può esprimere l’Arte italiana, come testimoniano le opere di Alessandra Angelini presenti in prestigiosi musei internazionali, e conferenze e workshop che hanno arricchito progetti all’avanguardia nell’Arte contemporanea.
Carla Tocchetti
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