Una personale che racconta sette vite, tutte da scoprire, quella di Giò Ronzoni, eclettico artista monzese in trasferta nello splendido spazio della Galleria Lazzaro di Genova. Sotto la direzione della gallerista Maria Laura Bonifazi, nella storica location che nel XVI sec fu Palazzo nobiliare della famiglia Doria, si aprono numerose vedute interne, sale ornate da colonne, ingressi sontuosi, cantine con volte e architravi antiche, e persino un suggestivo dehors interno, che ospitano i lavori di Ronzoni.

Una preziosa timidezza impedisce al Maestro di definirsi tale e considerare opere d’arte i suoi lavori. Ma il basso profilo imposto dall’Autore non riesce a nascondere il portato intenso e pregevole che si sprigiona da quanto esposto: frutto di numerose vite, forse sette?, che si rincorrono e si intrecciano in una poetica che rappresenta la “via vitae” di Ronzoni.
Se dobbiamo partire da un inizio, senza dubbio la parte di vita dedicata all’architettura (che Ronzoni considera giunta ormai alla sua completezza) può considerarsi substrato e forma mentis per tutto ciò che è venuto dopo. La serie di magnifiche maquette allestite sotto teca nello spazio delle antiche cisterne sotterranee testimonia decenni di impegno nel campo della progettazione residenziale e urbanistica, esemplificativi di una rara combinazione di intelligenza istintiva e analitica che produce risultati elegantemente essenziali, senza tempo.

Numerose e diversificate le opere di grafica e design, a tecnica mista e con rarissimo uso di pennelli, o fotografia, in cui il tema conduttore è la ricerca del “solko”, vale a dire il pertugio, il nido nascosto dell’anima, che l’Artista implicitamente esorta a mettere in gioco nella vita, motore di verità e pienezza nelle relazioni interpersonali, come egli stesso testimonia nelle innumerevoli attività culturali di cui è protagonista. Sono tuttavia le splendide sculture in scagliola dipinta, integrata da elementi eterogenei tratti dalla natura, tra questi anche scarti nobilitati…, o le potenti installazioni in legno chiaro che svettano sottili e sinuose negli angoli della Galleria Lazzaro come “menhir” contemporanei, che più ci emozionano invitando ancora una volta alla dimensione relazionale, alla nudità di orpelli, all’abbraccio, all’accoglienza.

Le vite di Ronzoni si intrecciano al ruolo di poeta e al lavoro sulla parola, emerso negli ultimi anni e già oggetto di numerosi premi e riconoscimenti: un lavoro che precede l’integrazione tra verbo e immagine, suo attuale maggior campo di sperimentazione, nel tentativo di riprendere e innovare un tema caro alle avanguardie degli anni ‘60 e ‘70.

La vita dedicata alla comunicazione ha reso definitivamente popolare Ronzoni in questi ultimi tempi. Un incessante confronto con gli strumenti social-tecnologici, per esplorare opportunità di dialogo, sintonia e condivisione con una “tribù” sempre più grande: nascono così progetti culturali capaci di divenire cammino, straordinaria opportunità continuativa in grado di raggiungere e connettere i quattro angoli del Paese, ma anche oltre, come è il caso di “Retiro. Ciò che allontana avvicina” progettato a quattro mani con Marialisa Leone.
Carla Tocchetti
1 Comment