Bussiamo piano. Siamo pellegrini in un viaggio alla ricerca dell’Uomo, e questo, lo sappiamo, sarà un incontro fondamentale. La pesante porta in ferro sbalzato, che riporta una effigie del Profeta, si apre lentamente e dischiude la vista di un uomo con una lunga barba bianca che ci dà il benvenuto…
No, non è storia accaduta, è solo una delle possibilità che può riservare la visita dello studio d’Artista Max Marra a Lissone. Lo studio è al secondo piano di un’architettura ex-industriale, incastonato fra i tetti in cotto che si rincorrono nel centro storico della culla lombarda del design. Uno studio che è testimonianza di vita ed espressione di quasi un cinquantennio di attività artistica: racconta le tappe di una carriera straordinaria, che si snoda tra oltre quaranta personali realizzate in tutto il mondo, tra sodalizi internazionali (Francia, Svizzera, Croazia, Bulgaria) e vestigia di quello che fu lo storico OSAON (1986), il contenitore milanese condiviso con Mario De Leo, Luigi Bianco, Nicola Franzone e tanti altri artisti, dedicata a incontri, esposizioni, eventi legati all’arte visiva, alla poesia, alla scrittura, alla gestualità, al teatro, alla performance, alla musica.

Marra ha sempre precorso i tempi, a partire dagli esordi grafici che gli conquistano immediata celebrità nel campo della produzione televisiva, per proseguire innovando e rinnovando il segno e il supporto. Sarà una costante lungo tutto l’arco della sua esperienza artistica, quel gesto primitivo del disegnare, del fissare l’ispirazione in una traccia, del comunicare per icone: il disegno viene prima di tutto, prima di qualsiasi ulteriore elaborazione, prima del linguaggio.
Difficile catalogare la sua arte, che spazia dall’utilizzo di carte delle più diverse mescole, a corde, stoffe, imbottiture, suture, e rivestimenti provenienti da materiali di scarto nobilitati. Ogni confine è infranto. Infranto il Tempo – nel processo di scarnificazione e ricomposizione, di materia, di segni, di domande e significati, in cui l’urgenza di intervenire creativamente può materializzarsi anche dopo il termine dell’opera. Infranta la Forma – primordiale, cava e persino fluttuante, che balza fuori dalla costrizione bidimensionale, o si distende su lunghissimi nastri di narrazione srotolabili solo con atto collettivo.

E’ l’Umanità rappresentata, in un arco temporale onnicomprensivo che sembra andare dalla apparizione della prima forma di vita, quella cellula di forma protozoica ripresa nella sua capacità di movimento attraverso irregolarità e variabilità, per passare alla dinamica delle prime forme di aggregazione tribale: tensione, conflitto, riconoscimento, equilibrio, protezione. Per poi concludersi con la composizione di una collettività attuale in perenne assemblaggio, disfacimento e riassemblaggio, sofferente e disgraziata a causa della innaturale frantumazione della comune identità. Numi tutelari, capaci di orientare l’Uomo nelle sue domande, restano l’Arte e la Religione, personificati dall’Artista nelle citazioni di Rembrandt e San Francesco di Paola.

Si stagliano all’improvviso nel caos del laboratorio opere come capitoli della lunga storia di Marra: tra attrezzi, opere coperte da drappi, altre ordinate e in partenza per la prossima mostra, fanno capolino i fondamentali. Sono i leggendari polimaterici della fine degli anni ’80, i Sedimenti o le opere a base naturale di colorazione di Reportage Color Seppia (2003) o gli assoluti candidi della serie Opera al bianco (2015). Il Profeta racconta la sua visione lasciandoci il compito di proseguire da noi la ricerca della risposta, nella riconciliazione con le nostre origini.
Carla Tocchetti
Il progetto ARTEinstudio organizza visite guidate allo studio di Max Marra, la cui fattibilità osserva le cautele imposte dai DPCM in tema di pandemia. Nel sito arteinstudio.com alla voce https://arteinstudio.com/progetto/ è possibile lasciare il proprio indirizzo email per essere avvertiti di questo e altri eventi in programma