Come in un intrigante gioco di scatole cinesi, anche uno Studio di Artista che si offre al visitatore traboccante dello spirito del suo abitante, può a sua volta ospitare esperienze “altre” al suo interno.
E’ il caso delle Performance in Studio, quando il titolare è persona diversa dal performer. In alcuni casi questa modalità, frequentemente praticata dai gestori di studi e case-museo a livello internazionale, oltre a favorire la collaborazione tra artisti (quando il titolare del luogo sia vivente) crea il potenziale raggiungimento di un pubblico più ampio, e moltiplica l’attenzione dei media sulla struttura.
E’ senz’altro una buona idea movimentare una struttura, che ha l’aspetto di esposizione a carattere permanente, con eventi di rilievo che valorizzino il luogo. Non solamente con piccole mostre-cameo ma anche attraverso performance di artisti affermati. E non raramente all’estero queste attività sono inserite in programmi culturali proposti ad appassionati e turisti. Il visitatore gode di una opportunità più preziosa in quanto viene doppiamente sollecitato dalle due possibilità di visione, una che si realizza sulla scena – l’altra è la scena stessa. In molti casi la storicizzazione dell’evento diventa esso stesso un prodotto artistico che concorre sia alla documentazione dello Studio che dell’Artista performer.
E’ ciò che accade in questo prezioso filmato di una performance di Marie-Ange Guilleminot girato nella meravigliosa residenza-Studio appartenuta a Victor Horta e costruita all’inizio del Novecento a Bruxelles.
La struttura di casa Horta è perfettamente conservata e oggi trasformata in museo dedicato all’ Art Nouveau. La performance “Le chant du crayon”, realizzata nel corso di una esposizione da Marie Ange Guilleminot, è stata supportata per la sua realizzazione da una donazione della Fondation Thalie.
Il video ci mostra persone muoversi in una atmosfera ovattata, essenziale, sospesa tra passato e modernità, nei vari ambienti della casa di Horta. Dal magnifico ingresso al salone della musica, alla stanza da letto o quella degli ospiti, alla stanza da bagno, possiamo rivivere in modo dinamico le sorgenti di luce naturale e le raffinate scelte materiche di arredi, decorazioni e oggettistica del celebre progettista-architetto. La casa-studio riflette in concreto tutta la poetica dell’artista-progettista, a partire dalle linee curve che s’intrecciano a diverse altezze e fuggono in varie direzioni creando una sorta una danza armoniosa, per arrivare all’impiego del colore con la duplice funzione di unificare lo spazio interno e creare nel contempo un universo di sogno immerso in un’atmosfera colorata irreale, sottolineando quindi l’autonomia di questo spazio interno rispetto alla realtà esterna.

Come disse l’architetto francese Hector Guimard, Horta è stato un «architetto artista» che concepiva la casa come opera d’arte “totale”, come una “conchiglia” costruita attorno al suo proprietario. E la performance di Marie- Ange Guilleminot si fonde perfettamente con questo ambiente, rievocando nelle varie zone gesti intimi, personali, appartenuti al passato, che si confondono con un immaginario molto più ampio, suggestivo di culture ed esperienze diverse, ancora percepibili a distanza di centoventi anni.
Carla Tocchetti