A casa di Frida, una esperienza “immersiva”

Gira da qualche giorno in rete la possibilità di visitare in realtà virtuale Casa Azùl a Coyoacan, la dimora messicana dove visse Frida Kahlo. Per esplorare la Casa ci si collega al link di una casa di produzione messicana, la Recorridos Virtuales, che realizza produzioni per il web con modalità immersiva.  La visita è possibile grazie alla tecnologia della realtà virtuale, che per mezzo di hardware specializzati (telecamere giroscopiche e sferiche, sensori di profondità basati su laser e infrarossi, hardware per il tracciamento e l’orientamento dell’utente nell’esperienza) combinati a software dedicati e tecniche matematiche, è in grado di realizzare contenuti virtuali animando elementi reali. Questo tipo di produzione creativa sfrutta strumentazioni sempre più sofisticate con cui far vivere all’utente contenuti reali, ma in un futuro sempre più vicino, anche sintetici o ibridi (dal sofisticato Oculus, all’umile Google Cardboard).

https://www.recorridosvirtuales.com/frida_kahlo/museo_frida_kahlo.html

La realizzazione si basa su video a 360° e registrazioni audio-video di scene del mondo reale, in cui i dettagli sono registrati simultaneamente. Lo spettatore ha la possibilità di scegliere in ogni momento quale direzione osservare ma non può intervenire, se non scegliendo l’inquadratura la pausa e la velocità).

Conscere Casa Azul è un tassello fondamentale per capire la vita e l’opera di Frida Kahlo; questa esperienza può contribuire a rafforzare la popolarità dell’ Artista, come ha dimostrato il film bestseller “Frida. Viva la vida”, girato nel 2020 proprio in questa dimora, con l’attrice messicana Salma Hayez. Frida Kahlo era nata a Casa Azùl, vicino a Città del Messico nei primi anni del Novecento, in una tipica casa messicana a due piani, con il cortile al centro e i portici al piano superiore. Vi aveva trascorso una tormentata gioventù, contrassegnata da 32 operazioni chirurgiche dovute alla malformazione genetica e al terribile incidente avuto a 18 anni.

Frida Kahlo a Casa Azùl. Fotografia tratta da Artslife.

Fu la dimora dove visse gran parte della sua convalescenza, costretta in busti di gesso e restando sdraiata nel famoso letto con il baldacchino munito di specchio per farsi gli autoritratti. Li sviluppò il suo stile personalissimo. «Venivo considerata surrealista. Non è esatto. Non ho mai dipinto dei sogni. Ciò che ho rappresentato è la mia realtà.» diceva Frida.

Casa Azùl fu anche la casa dove Frida, già maritata a Diego Rivera, accolse il rifugiato russo Lev Trockji con la moglie, dove la passione politica si trasformò in passione clandestina. Quando si arriva a Casa Azùl, la visita virtuale ti permette di entrare nel piccolo cortile e accedere alle stanze della residenza attraverso le scale e i balconcini. Nella visita immersiva l’occhio si perde nei dettagli, corre con curiosità dalle suppellettili ai quadri appesi, in una continua possibilità di punti di vista e prospettiva.

Tuttavia la sensazione resta quella di guardare attraverso il buco di una serratura, poiché manca completamente la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio, e soprattutto la percezione delle sensazioni fisiche, come l’afa, l’umido della sera, le ombre che si allungano di pomeriggio, il sole cocente, il ronzio delle api sui fiori degli ibischi di primo mattino, il chiacchiericcio delle donnette nella stradina, la campanella della chiesa in fondo alla via. Un caleidoscopio di emozioni anche contrastanti, che immaginiamo acuite dalla solitudine e della sofferenza di Frida, e che ritroviamo, intense e ancora presenti, sulle sue tele.

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